Il pannello multistrato per uso strutturale è un’invenzione piuttosto recente ed è arrivato sul mercato poco più di una decina di anni fa come prodotto di sfogo per il recupero del legname di seconda qualità non adatto alla produzione del legno lamellare. Esso viene usualmente indicato con nomi diversi: Crosslam, Xlam, BSP (Brettsperrholz, paesi tedescofoni) o CLT (Cross Laminated Timber, paesi anglosassoni). Si tratta sempre del medesimo prodotto.
La produzione prevede l’incollaggio di diversi strati di tavole sovrapposti ed incrociati tra loro a 90° a formare una struttura bidimensionale anche di grandi dimensioni; il numero di strati e lo spessore finale dipende dal produttore e dalle prestazioni richieste dal progettista. La pressione necessaria per garantire l’idonea presa dell’incollaggio viene effettuata per mezzo di pistoni idraulici o in alternativa aspirando aria e quindi creando il vuoto all’interno di un “sacco” a perfetta tenuta nel quale è inserito il pannello in fase di produzione.
L’Xlam è stato ed è per fortuna tutt’ora oggetto di numerosi progetti di ricerca a livello europeo, e non solo, il cui scopo è quello di determinarne la resistenza ultima, migliorare il prodotto e quindi ottimizzare la quantità di materiale in cantiere nell’ottica di una riduzione dei costi. Tra queste ricerche non si può non citare quelle che hanno portato a testare due edifici di 3 e 7 piani su una piattaforma vibrante in Giappone rispettivamente nel 2006 e nel 2007 (progetto SOFIE). I risultati ottenuti superarono le più rosee aspettative in quanto gli edifici furono sottoposti non ad uno ma a più sequenze di terremoti di intensità distruttiva e non presentarono segni di cedimento strutturale. Questi test vanno calati nel contesto di quegli anni quando le case in legno e soprattutto l’xlam erano poco conosciuti e spesso si dubitava delle loro prestazioni statiche non solo in zona sismica. Queste prove aprirono quindi di fatto la strada alla realizzazione di edifici multipiano in legno e soprattutto fecero conoscere questo incredibile materiale anche al grande pubblico.
L’Xlam è stato ed è per fortuna tutt’ora oggetto di numerosi progetti di ricerca a livello europeo, e non solo, il cui scopo è quello di determinarne la resistenza ultima, migliorare il prodotto e quindi ottimizzare la quantità di materiale in cantiere nell’ottica di una riduzione dei costi. Tra queste ricerche non si può non citare quelle che hanno portato a testare due edifici di 3 e 7 piani su una piattaforma vibrante in Giappone rispettivamente nel 2006 e nel 2007 (progetto SOFIE). I risultati ottenuti superarono le più rosee aspettative in quanto gli edifici furono sottoposti non ad uno ma a più sequenze di terremoti di intensità distruttiva e non presentarono segni di cedimento strutturale. Questi test vanno calati nel contesto di quegli anni quando le case in legno e soprattutto l’xlam erano poco conosciuti e spesso si dubitava delle loro prestazioni statiche non solo in zona sismica. Queste prove aprirono quindi di fatto la strada alla realizzazione di edifici multipiano in legno e soprattutto fecero conoscere questo incredibile materiale anche al grande pubblico.